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By Annalisa Migliucci Ginecologo Aversa • Novembre 21, 2016 • No Comments
PAP TEST E PREVENZIONE PER IL CANCRO DEL COLLO DELL’UTERO
Il cancro del collo dell’utero (della cervice uterina) è al secondo posto nel mondo, dopo quello della mammella, tra i tumori che colpiscono le donne.
La causa è di origine virale. Si tratta del papillomavirus umano (HPV), che si trasmette per via sessuale ed è molto frequente soprattutto nelle persone giovani. La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente, quando invece l’infezione persiste nel tempo si formano lesioni del collo dell’utero che possono evolvere in cancro.
Esistono diversi tipi di HPV: i ceppi 16 e 18 sono considerati tra i più pericolosi.
Contribuiscono all’insorgenza del cancro anche altri fattori come:
– il fumo di sigaretta
– la familiarità
– una dieta povera di frutta e verdura
– l’obesità
Il lasso di tempo tra infezione e sviluppo del tumore è lungo e questo consente di diagnosticare le lesioni precoci. Tali lesioni del collo dell’utero, pre-cancerose, possono essere trattate impedendo la degenerazione verso le forme invasive. Si tratta di lesioni asintomatiche e pertanto è necessario eseguire alcuni esami specifici di screening per identificarle.
Il test impiegato fino ad ora nello screening per il cancro del collo dell’utero è il Pap test.
Secondo il Ministero della Salute, il Pap test deve essere effettuato da tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni ogni tre anni. Il Pap test consiste in un prelievo di una piccola quantità di cellule del collo dell’utero, eseguito strofinando sulle sue pareti una spatolina (la spatola di Ayre, per il prelievo delle cellule dell’esocervice) e un cytobrush (per il prelievo delle cellule endocervicali).
Le cellule prelevate e fissate su vetrino, vengono analizzate al microscopio per valutare la presenza di alterazioni, che possono essere indice di una trasformazione in cellule tumorali.
Se il Pap test non evidenzia nessuna anomalia e risulta quindi negativo, è raccomandato ripetere il prelievo dopo 3 anni. In caso contrario e, quindi di anomalie riscontrabili al Pap test, è consigliato eseguire un’indagine di secondo livello, la colposcopia con eventuale prelievo bioptico.
In alcune Regioni si sta già introducendo un nuovo test di screening basato sulla ricerca dell’infezione dell’HPV ad alto rischio. Il prelievo è simile a quello del Pap-test. L’esame dovrà essere effettuato non prima dei 30 anni ed essere ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni.
Se il test HPV risulta positivo, la donna dovrà sottoporsi ad un Pap test.
Se anche questo è positivo la donna dovrà sottoporsi a colposcopia.
Se invece la citologia non presenta alterazioni importanti la donna ripeterà il test HPV dopo un anno.
Dai 25 a 30-35 anni l’esame di riferimento rimane, comunque, il Pap test da eseguirsi ogni tre anni. Questa scelta è dovuta al fatto che in giovane età è molto alta la probabilità di avere una infezione da HPV senza sequele di importanza clinica.
L’adesione puntuale ai programmi di screening aumenta notevolmente le probabilità di individuare e trattare lesioni a uno stadio di sviluppo molto precoce. L’incidenza dei tumori della cervice uterina in Italia, negli ultimi dieci anni è diminuita di quasi il 25%, proprio grazie agli effetti positivi dello screening e del trattamento precoce. Maggiore prevenzione equivale a maggiore salute per le donne.
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FONTE: www.salute.gov.it
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La Dottoressa Annalisa Migliucci, Specialista in Ostetricia e Ginecologia, riceve su appuntamento presso lo studio Viale John Fitzgerald Kennedy, 36, 81031 Aversa CE Chiamate / SMS / WhatsApp al 3758622576